La chiamavano Voucher-Robot

Lavoratore accessorioCavolo quanto tempo è passato dal mio ultimo post!

Non la tiro per le lunghe con le giustificazioni, tanto la verità è una: non scrivo qui da troppo e sono una cattiva blogger. Il blog comunque è mio e ci faccio quello che voglio.

Torno a scrivere qui per raccontare una storia di quelle che capitano ai poveri cristi ai quali è toccato dover lavorare in questo paese, in questo preciso periodo storico.

Il povero cristo in questione è, in realtà, una povera crista e il genere non le è certo d’aiuto nella battaglia per il lavoro che porta avanti. La nostra eroina è una donna, un po’ sovrappeso, ha superato i 35 da un bel paio di anni e fatica ancora a trovare la sua strada nel triste mondo del lavoro travagliato dalla precarietà. E’ un po’ squattrinata e a volte troppo emotiva per essere una brava supereroina. E’ più una antieroina insomma.

L’antieroina sfida il moderno mercato occupazionale, cercando un lavoro che sia degno di questo nome. Non lo trova. Si adatta facendo di tutto senza mai tirarsi indietro. Si accontenta di quel poco che le capita (e sappiate che il primo che dice che accontentarsi è sbagliato e che se le cose le desideri veramente allora accadono, la mia eroina LO PISTA! E sappiamo bene, la mia eroina e io, che sul web scrivere in maiuscolo equivale a gridare).

Torniamo alla nostra storia. A un certo punto la nostra over 35 trova un lavoretto vagamente somigliante a quello che sta cercando. Accetta quindi di prestare la propria attività per poco e con l’etichetta addosso di “Lavoratore Accessorio” (sente una borsetta stamparlesi in faccia ogni qual volta le si chiede di definire la sua situazione contrattuale).

Per un pugno di preziosissimi Voucher /Buoni Lavoro, la nostra eroina inizia così la nuova avventura, decisa a sfidare il sistema e ad affrontare il destino che le è capitato, abbagliata dalle aspettative che si è creata e dall’illusione di poter dire anche lei che, alla fine, se ci credi davvero, i desideri si avverano (maledetti voi!).

Nel suo cammino l’antieroina, ormai divenuta Voucher-Robot, incontra diverse figure: la burocrazia, che per permetterle di riscuotere i suoi voucher-soldi la costringe a recarsi presso un affollatissimo sportello bancario due volte al mese per ritirare in due tranche i suoi 300 € totali di “stipendio”; gli iperattivi, che la coinvolgono in mille progetti di cui l’antieroina riesce a portare a termine solo una centesima parte, persa tra le mille mansioni di cui è incaricata. E poi i faciloni, anche detti Ma che ci vuole, che pensano che se credi in te stesso puoi fare tutto, anche volantini dal risultato professionale o riparare una stampante rotta pur non essendo un grafico, né tanto meno un tecnico, oppure la madrelingua inglese se sei nata in Italia, da genitori italiani e nella penisola abbia vissuto tutta la tua vita, tranne qualche anno da adulta.

Ci sono poi figure più marginali ma di gran peso, come Madame Decrescita Felice che consiglia alla nostra Voucher-Robot di ridurre le proprie necessità, piuttosto che esigere condizioni più adeguate, perché questa è la via per la felicità. L’esaltata passivo-aggressiva e via, tutta una schiera di avversari, di quasi amici e nemici che, alla fine, dopo averla strapazzata per un anno la abbandonano dicendo che da lei si aspettavano di più. Le dicono anche che, a volte, si vedeva che era scontenta e che per questo, per la sua scontentezza e per aver mostrato questa emozione, hanno deciso che non hanno più bisogno di lei. Per dimostrarsi magnanimi le offrono però l’opportunità di continuare a lavorare per loro, ma in una maniera ancora più precaria, se possibile. Comunque con loro, che sono generosi.

E’ qui che la nostra Voucher-Robot indossa la sua maschera da supereroina e strappa via la loro. Ferita e provata tira fuori la sua forza e senza lasciarsi sfuggire nessuno degli insulti che le passano per la mente rifiuta la generosa offerta e volta loro le spalle, lasciandoli lì. Senza il loro lavoratore accessorio più prezioso.

Questa sera, affacciandosi dal balcone al primo piano del suo appartamento alla periferia di Roma, la nostra supereroina sa che ha solo il tempo di riprendersi da quest’ultima battaglia e dovrà subito affrontarne una nuova. Oggi però vuole solo guardare la sua città e pensare che, malgrado tutto, anche stavolta ha vinto lei e che da qui non si muove, perché è qui che vuole stare. Al sud.

 

5 risposte a “La chiamavano Voucher-Robot

  1. Ciao. Sono rimasta abbastanza colpita dal tuo blog perche’ mi e’ uscito immediatamente nella ricerca. VIvo a Londra d 6 anni e sto valutando la possibilita’ di rientrare. Non dico che il tuo blog mi scoraggi, ma mi chiedo, e’ davvero cosi difficile? 🙂 ti ringrazio nel frattempo! Ornella

    • Ciao e scusa se rispondo solo ora.
      Se la domanda riguarda il lavoro, sì è davvero difficile. Ovvio che dipende molto da che tipo di impiego cerchi, in che settore e in quale città. Se però mi chiedi “torneresti indietro nella tua scelta?” la risposta è “No!”. Tu quanta voglia hai di “lottare” ogni giorno?

      • Ciao Natalia,
        grazie per le risposta. Quindi non torneresti in Italia? La voglia c’e ‘ di lottare, ma ovviamente non e’ facile realizzare quanto sara’ difficile. Ho lasciato l’Italia dopo il PhD, non ho idea di come si sia evoluta da allora. Facendo la ricercatrice, dubito di avere la strada spianata…..

      • Ci ritornerei eccome! Io adoro le sfide 😉 Resto a disposizione per qualsiasi cosa. Un saluto e grazie!

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